Ringraziamo il Dr. Giovanni Matteucci e pubblichiamo un Suo interessante articolo relativo ad una prima analisi sui dati statistici della Mediazione civile e commerciale e della Negoziazione assistita in Italia per il periodo Gennaio- Dicembre 2015.
Tra il 2013 ed il 2015 le iscrizioni di cause civili in Tribunale sono diminuite dell’ 8%, quelle nell’ambito della mediazione del 16%. E, si potrebbe aggiungere, “tutto il resto è noia”.
Il numero delle mediazioni avviate nel 2015 è cresciuto a 19.625 (+9% rispetto al 2014), il tasso di successo delle procedure dove le parti proseguono oltre il primo incontro si attesta su un più che soddisfacente 43%, ma il deludente minuetto, che troppe volte va in scena proprio nel primo incontro, mantiene il tasso “di realizzo” delle mediazioni (numero di accordi raggiunti / numero di procedure avviate) ad un misero 10%.
La materia in cui si registra il maggior numero di procedure (che influisce pesantemente sul risultato di tutto l’universo mediazione) è quella bancaria (23% del totale), con un valore medio per procedura tra i più alti (euro 50.000) ma con un tasso “di realizzo” miserrimo : 7%.
Tra le cause principali:
– le mediazioni avviate dopo che la banca ha ottenuto il decreto ingiuntivo contro il cliente, e questo si è opposto, intervengono in una fase in cui i rapporti sono ormai troppo deteriorati o il cliente ha una quasi totale carenza di liquidità;
– preponderanti le controversie basate su anatocismo ed usura, settori dove c’è un eccesso di interventi normativi (a vari livelli), pronunce giurisdizionali contrastanti, più che consistenti guadagni da parte delle banche;
– autoreferenzialità di troppi uffici che, all’interno delle aziende di credito, gestiscono le procedure di mediazione con quasi nulla attenzione all’aspetto commerciale banca – cliente.
Nel 2014 e 2015 si è registrata un’esplosione delle mediazioni delegate da parte dei magistrati, passate da 489 nel 2013 (0,5% del totale) a 18.062 nel 2015 (10% del totale). Peccato che non siano disponibili dati globali relativi al numero di controversie giudiziali avviate, cui le parti hanno rinunciato, a seguito di mediazione delegata e conciliazione endoprocessuale (sempre più utilizzate in maniera creativa da parte della magistratura). Considerate le statistiche rilevate da alcuni singoli giudici, relative al proprio lavoro, i risultati evidenzierebbero ancor di più l’utilità delle tecniche ADR.
Continua il processo di assestamento del mercato, con un’ulteriore riduzione del numero degli organismi di mediazione: 986 nel 2013, 938 nel 2014, 894 nel 2015. Le Camere di commercio, che ai nastri di partenza (21.3.2011) erano favorite dalla presenza al loro interno di camere di conciliazione fin dal 1993 (e dall’esperienza maturata), vedono fortemente diminuita la percentuale del numero di procedure gestite (27% nel periodo 21.3.2011 / 31.3.2012; 16% nel 2013; 12% nel 2014, 11% nel 2015) nonché del tasso “di realizzo” (50%, 40%, 23% e 22%). Cresce invece la quota di pratiche gestite dagli organismi forensi (24%, 29%, 33% e 35%) ma rimane costante fanalino di coda, con accentuata flessione, il tasso “di realizzo” (34%, 30%, 21% e 19%); pare che essere divenuti mediatori con il “18 politico – 15 ore di formazione” abbia favorito la quantità del lavoro e non la qualità degli esiti.
In aumento il numero dei giorni per la conclusione delle mediazioni: 65 nel 2012, 82 nel 2013, 83 nel 2014, 103 nel 2015. Le cause possono essere molteplici e controverse: maggiore complessità delle pratiche gestite; ricerca pervicace da parte del mediatore nel raggiungere un accordo (anche con più rinvii nell’ambito del primo incontro ! ); maggior burocratizzazione degli organismi.
La durata delle procedure giudiziali rimane non comparabile: 902 giorni nel 2015 .
In sintesi, lo strumento funziona, ma ha margini amplissimi di miglioramento; la spinta verrà dalla magistratura (e, si spera, da una migliore formazione; gli esiti delle competizioni alla mediazione, organizzate tra squadre di studenti universitari dalla Camera Arbitrale di Milano, lasciano molto ben sperare).
Per quanto riguarda la negoziazione assistita nel 2015, l’unico dato disponibile a livello nazionale è stato fornito dal Ministro della Giustizia Orlando il 3.3.2016 all’inaugurazione dell’anno giudiziario del CNF :
“ I dati comunicati dal Consiglio Nazionale su un campione di 3019 accordi andati a buon fine attestano … un buon utilizzo dei nuovi strumenti, specie della negoziazione assistita, con particolare incidenza in materia di separazione, divorzio e modifica delle relative condizioni. Essi rappresentano da soli il 75% di tutti gli accordi di negoziazione conclusi con successo, di cui ben il 62% è relativo a coppie senza figli.
“ Il dato di notevole flessione delle iscrizioni dei procedimenti in materia di separazione e divorzio, che nel 2015 risulta inferiore del 20% rispetto all’anno prima, conferma la validità della scelta verso una forte introduzione di meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie ”.
Tuttavia, per quanto riguarda la “notevole flessione delle iscrizioni dei procedimenti in materia di separazione e divorzio”, – 20% nel 2015 rispetto al 2014, va considerato che :
– le separazioni ed i divorzi non contenziosi possono essere gestiti anche dai dirigenti comunali, e pare che questa opzione sia risultata gradita al pubblico ;
– almeno per quanto riguarda il circondario del Tribunale di Roma, solo il 18% delle coppie ricorrerebbe alla negoziazione assistita.
Per un primo giudizio sull’efficacia di questo strumento ADR, quindi, è opportuno attendere dati statistici esaustivi. Nel frattempo, però, si può sottolineare che nei primi dodici mesi di utilizzo della mediazione obbligatoria (2° trim. 2011 / 1° trim. 2012) le controversie risolte con accordo furono 14.772 e che i settori di riferimento di tale istituto sono in numero di gran lunga inferiore a quelli cui, per legge, è riservata la negoziazione assistita.